La mitologia è un fenomeno che per profondità, durata e universalità è paragonabile soltanto alla natura. (Schelling)
io, che al divino da l’umano,
a l’etterno dal tempo era venuto
“C’è un uomo che va in giro annotando nomi/ E lui decide chi liberare e chi incolpare/ non tutti saranno trattati allo stesso modo// Quando l’uomo va girando/ I peli del tuo braccio si rizzeranno//…Quando l’uomo va girando/ cento milioni di angeli che cantano/ voci che chiamano e voci che piangono/ qualcuno nasce ed altri muoiono/ sta arrivando il regno dell’Alfa e dell’Omega”
(Trad. da Johnny Cash The man comes around, colonna sonora di Logan, 2017)
Nel 2017 Logan (il mutante cosiddetto Wolverine) muore, trafitto dal ramo di un albero. Ha combattuto contro il suo clone per salvare la figlia. Da tempo non era più immortale.
Un uomo come Logan (un americano decisamente medio) è riuscito a sopportare una vita terrificante senza impazzire e, in aggiunta, è anche riuscito a morire.
Il nostro eroe ha sempre avuto un delirio di negazione: il mondo non esiste e io non posso morire, sono destinato a vivere l’eternità (come è noto, oltre al potere di autorigenerazione, a Logan fu innestato l’indistruttibile adamantio all’interno dello scheletro: il solito esperimento militare). Ma Logan – comunque uomo, si vedrà – riesce a uscirne (morendo, purtroppo, almeno per ora e tolti gli universi paralleli).
Anche se fosse stato vero il fatto di non poter mai morire e dover vagare nell’eternità vuota, Logan rimane fino alla fine ciò che esso è: un depresso, alcolizzato, distrutto dall’esistenza, certamente vittima (chi non lo è?), ma non del tutto pazzo (pazzo all’ottanta per cento).
In altri termini, Logan si muove, a ben guardare, all’interno di una certa ragionevolezza, cinismo, realismo: parla poco, non si agita, si rode dentro, sopportando la silenziosa fragile speranza di un americano vinto dal destino e che ha familiare la morte.
Il supereroe X Men Wolverine (cioè Logan) riesce a rimanere “arcaico” (umano, naturale, semplicemente uomo lupo), nonostante le ibridazioni con l’adamantio. Infine, Logan lascia persino una eredità. C’è della Schwarmerei, un entusiasmo, una fantasticheria tragica (romantica) finale.
Vediamo. Che il film possa essere messo in relazione con Gli spietati o la “filosofia” di Johnny Cash o Carpenter non interessa sul piano dei valori estetici, ma solo sul piano del mito e delle sue versioni. Ecco le ultime parole di Wolverine (Logan) rivolte alla improbabile figlia (che egli scopre di avere per caso, e che fu clonata a partire dai geni lupeschi di Logan):
“Non essere come ti hanno fatto“.
Wolverine muore dopo aver difeso la figlia e i bambini mutanti clonati fuggiti dal laboratorio segreto. Lotta impari, lui umano e ormai intossicato dall’adamantio, in sostanza invecchiato e non più in forma, contro il suo perfetto doppio, un nuovo Wolverine creato biotecnologicamente già adulto e eternamente giovane: la macchina funzionale allo scopo (qui, ovviamente, quello di catturare la figlia di Logan e gli altri bambini e uccidere il “vero” Wolverine). Il “vero” Wolverine viene massacrato, ma fornisce ai bambini il tempo di fuggire.
La figlia, dopo aver tentato anche lei di difenderlo con tutta se stessa e nonostante fosse riuscita a uccidere Wolverine “finto”, deve seppellire il padre. Durante la sepoltura, recita le battute di Mezzogiorno di fuoco. Il film (Zinnemann, 1952) fu il primo contatto della bimba con la realtà esterna: lo aveva visto in una TV d’albergo durante la fuga, le era piaciuto moltissimo, glielo aveva “spiegato” il celebre Xavier, l’ormai vecchio telepate che morirà di lì a poco:
“Che bella vita! Si rischia la pelle per acciuffare degli assassini, i giurati li mandano assolti, quelli tornano e ti fanno la festa. Sei onesto, resti povero per tutta la vita, e finisci per morire assassinato come un cane in un angolo di strada. E perché? Per niente, per un distintivo” (Gary Cooper)
Logan-Wolverine, quindi, assomiglia prima a un alcolizzato depresso – quale egli è tutto sommato da sempre -; a un certo punto anche a un grizzly (feroce inseguimento nel bosco); poi a un vero soldato (tu sei un soldato e vuoi morire con onore. È quello che stai aspettando); infine, ad un papà.
Logan-uomo lupo è arcaico rispetto al suo gene mutante naturale (lupo), che gli fornisce contemporaneamente anche il dono della quasi-immortalità. Logan, infatti, conserva il suo tallone d’Achille, e persino il “finto” Wolverine: la pallottola di adamantio con cui la figlia di Logan uccide il clone deve colpire esattamente la testa (il conte Dracula docet).
In conclusione, Logan è l’ultimo dei Mohicani che lascia un’eredità possibile. Logan è morto. L’eredità di Wolverine c’è: quella, s’è detto, di un uomo sbandato e mediocre che non ha paura della morte.
Solo gli americani riescono in queste cose…trash, splatter, impudiche, che strappano sempre un sorriso in mezzo alla più devastante catastrofe, anche quando – stranamente – la storia finisce molto male.
Ma il dibattito rimane aperto.
Logan ha imparato a diventare quello che è, come direbbe Nietzsche? O la storia di Logan 2017 è una semplice tragedia romantica? L’uomo lupo è davvero un eroe o un mito moderno? O dobbiamo concludere, al solito, che sono solo americanate? Per chi conosce Logan, fin dalla sua più tenera età, piacerà pensare come vere tutte queste cose insieme.
Prof.ssa Dafne Murè
Letture
S. Zizek, Una lettura perversa del film d’autore. Da Psycho a Joker, Mimesis/Cinema, 2020.
Idem, Che cos’è l’immaginario, Il Saggiatore, 2016.
P. Ortoleva, Miti a bassa intensità. Racconti, media, vita quotidiana, Einaudi, 2019.
Video
Scena del treno, Mezzogiorno di fuoco 1952
Trailer Logan The Wolverine 2017
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