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La storia di Viktor

Simone Chiaro IVC anno scolastico 2021/2022

Utente RIIS00900X-psc

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La storia di Viktor

Viktor si svegliò all’improvviso, un boato terribile aveva scosso la casa e fatto cadere dagli scaffali i suoi premi di atletica. Non capì subito cosa stesse succedendo e pensò sulle prime ad una scossa di terremoto ma, di nuovo, un altro boato molto più vicino e poi un altro ancora stavolta appena più attutito. Sentì allora sua madre gridare:” forza Viktor alzati, corri, entra in cantina”. In un momento tutto fu improvvisamente chiaro. Capì che quel rumore così potente e deflagrante non era altro che quello dei colpi dell’artiglieria russa. Come si temeva da tempo infatti, la tanto temuta invasione dell’Ucraina si era trasformata da “semplice” timore in cruda realtà. Viktor ubbidì, si precipitò nella cantina come gli aveva ordinato la madre. Lei aveva in braccio il fratello minore, Vasily che intanto piangeva spaventato. Le bombe sembravano non finire mai; tutto intorno a loro si sentivano esplosioni, alcune più lontane, altre spaventosamente vicine. Quando il peggio fu passato la madre prese da parte Viktor e gli disse:” Viktor, ascoltami bene, qui non è più sicuro per voi, dovete lasciare il Paese, in Italia c’è uno zio che vi accoglierà. Dovete solo attraversare il confine” – Viktor fissò gli occhi di sua madre. Erano azzurri e intensissimi; in quel momento capì che lei gli stava trasmettendo tutta la forza di cui avrebbero avuto bisogno per fuggire da quella devastazione ma anche quella che lei stessa avrebbe dovuto avere per saperli lontani ed in pericolo finché non fossero giunti sani e salvi a destinazione. Ana, questo era il suo nome, disse al suo ragazzo appena sedicenne:” prendi questi” porgendogli un telefonino e due passaporti “stai molto attento a non perderli. Il telefono ci servirà per restare in contatto e con i passaporti tu e tuo fratello potrete attraversare il confine”. Nella testa di Viktor ronzavano mille pensieri “quanto tempo ci vorrà?, riuscirò ad ambientarmi in un Paese straniero? e i miei amici? e la mia squadra di atletica? ma poi se veniamo catturati? E se ci portano via per sempre? e se mi succede qualcosa e mio fratello rimane da solo?” Mille domande, una di fila all’altra, senza interruzione e nessuna risposta; in una manciata di minuti che al ragazzo sembravano già un’eternità, tutta la sua vita e quella della sua famiglia stava cambiando, forse per sempre. Viktor vide sua madre preparare due zaini. Erano gli stessi che fino ad un paio di giorni prima avevano custodito solo libri e matite colorate, che altro non erano se non l’emblema della voglia di “sapere” e scoprire il mondo e che invece adesso erano gonfi di vestiti. In mezzo a questi Viktor scorse anche una foto. Era di un paio di anni prima; loro tre felici ad un pic nic. Quanto tempo sembrava passato da allora in quel momento. Il fratellino intanto gli si avvicinò e gli chiese;” Dove andiamo Vi? cosa succede?” Viktor radunò tutte le sue forze per apparire calmo e sereno e rispose:” io e te partiremo per un viaggio e poi arriveremo in Italia, e li andremo da uno zio che ci farà mangiare tutta la pizza che vogliamo”. Il viso del bambino si riempì nuovamente di gioia. Al piccolo Vasily piaceva tantissimo la pizza!! Ana si asciugò gli occhi, prese per un istante in disparte Viktor e gli spiegò: “Sai che non ti lascerei mai andare via da solo se potessi. Ma qui c’è la nonna che è troppo anziana per potersi spostare. Voi però dovete mettervi in salvo. Tutto questo finirà presto e ti prometto che torneremo a stare insieme”. Dopo un ultimo abbraccio, e con il favore della notte che faceva risaltare gli incendi della città, Viktor e suo fratello iniziarono il cammino. Per Viktor camminare non era un peso; era il più bravo della sua squadra di atletica e si stava allenando per un torneo nazionale che avrebbe dovuto iniziare proprio in quei giorni. La strada era molto lunga, perciò ogni tanto, quando il fratello si stancava lo portava in spalla o in braccio e quando anche lui era stremato si fermavano su un lato della strada cercando di nascondersi e di mettersi al riparo. Il paesaggio non sembrava cambiare mai, gli alberi sul ciglio della strada raramente davano spazio a campi coltivati. A volte lasciavano intravedere città distrutte in lontananza; le macchine non passavano quasi più, gli unici veicoli che si vedevano erano quelli dell’esercito diretti verso la linea del fronte. Ogni tanto Vasily chiedeva:” cosa faremo in Italia? Andrò di nuovo a scuola lì? Come saranno le persone?” e allora Viktor rispondeva:” stai tranquillo, ci tratteranno tutti bene, e saremo felicissimi” ma, in cuor suo, neanche lui era sicuro di ciò che diceva. Finalmente dopo cinque giorni di cammino raggiunsero il confine con la Romania. Fu li che trovarono ad accoglierli lo zio. Un lungo pianto liberatorio sciolse Viktor da tutta la tensione di quei giorni dove gli unici attimi di sollievo erano stati i rarissimi scambi di poche parole, per telefono, con la madre. Lo zio li fece salire in macchina; due giorni di viaggio e arrivarono finalmente in Italia. Viktor e Vasily non parlavano l’italiano ma lo zio riuscì a fare da intermediario. Dopo pochi giorni dal loro arrivo si prodigò per farli iscrivere scuola dove una ragazza ucraina si prese cura di loro per il primo periodo di inserimento in quel mondo così nuovo e distante dal loro passato. La vera felicità per Viktor, che si sentì ripagato di tutti quei sacrifici, arrivò quando venne accolto nella squadra di atletica della scuola. Lo sport era il sogno della sua vita e quei campionati a cui aveva dovuto rinunciare e per cui tanto aveva sudato erano stati un gran rammarico. I suoi compagni di squadra si accorsero subito di quanto valesse e ben presto lo capirono tutti. Viktor, sul podio, mostrava orgoglioso la medaglia d’oro nei 500 metri vinta durante il torneo scolastico.

Simone Chiaro IVC
anno scolastico 2021/2022

 

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