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In scena il simposio di Platone

Eros e la ricerca dell’Assoluto

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La Compagnia teatrale Mauri Sturno ha messo in scena il 6 marzo scorso, presso l’Auditorium Santa Scolastica, il “Simposio” di Platone, secondo la traduzione di G. Reale. Regia e adattamento di Adriana Romano. Produzione di Angela Lombardi.

Il “Simposio” ha mantenuto intatto il fiore della gioventù e ci offre non una disputa filosofica, ma una delle più belle conversazioni letterarie della cultura occidentale.

L’Eros è l’atmosfera, il connettivo, la Bellezza è l’oggetto del dialogo.

Il dialogo, della maturità platonica, è una narrazione di narrazioni: c’è una cornice strutturale in cui si inscrive il ricordo di un banchetto eccezionale avvenuto tempo prima. Qui si erano ritrovati tanti importanti esponenti della cultura ateniese dell’età di Socrate.

Il riadattamento teatrale rispetta questo gioco di specchi narrativi: due degli antichi convitati sono in un Aldilà astratto, perenne, e lì, all’arrivo di Socrate, rievocano il famoso Simposio a casa del poeta tragico Agatone.

I personaggi del dialogo sono “maschere” che elogiano Eros in un agone retorico, senza esprimere l’essenza dell’amore e della bellezza, perché, come F. Nietzsche ha scritto: “tutto ciò che è profondo ha bisogno di maschere” (Al di là del bene e del male).

Così ad esempio Aristofane racconta l’affascinante mito dell’androgino originario, ovvero Amore come nostalgia della unità, di cui l’uomo risulta mancante e come ricerca della natura identitaria ed autentica.

E così ogni convitato aggiunge via via il suo punto di vista su Amore/Eros.

Agatone e Socrate però indagano su cosa sia l’essenza di Eros, per poi comprenderne più a fondo gli effetti.

Socrate infine espone la Verità sull’amore nella forma della rivelazione espressa da Diotima, sacerdotessa di Mantinea, maschera di Socrate-Platone.

Nel mito della nascita Eros non è un dio, ma è un demone, μεταξύ tra la sapienza e l’ignoranza, come il filosofo e possiede duplice natura: allo stesso tempo povero (figlio di Penia) e ricco di risorse (figlio di Poros).

Eros è amante del bello, perché è stato concepito nel giorno della nascita di Afrodite.

Il vero Eros è quello che punta oltre la dimensione del fisico e che aiuta a salire sempre più in alto in quella scala d’amore che, al suo vertice, raggiunge il Bello assoluto manifestazione del Bene.

È la visione della bellezza suprema che conduce alla immortalità.

Soave Miccadei

 

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