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“Il futuro negato”; Rebecca De Santis

Il futuro negato

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Secondo i dati forniti dall’UNICEF, ancora prima dell’inizio della guerra, nella striscia di Gaza morivano circa dieci bambini al giorno; tuttavia, a causa dell’escalation del conflitto, il numero non ha fatto altro che crescere in maniera esponenziale fino a 420.

Di fatto, come riferiscono i dati forniti dal ministero della salute gestito da Hamas, dal famoso 7 Ottobre 2023 nel numero complessivo di morti si contano più di 4.630 bambini tra i quali anche sette nati prematuri in conseguenza dell’attacco all’ospedale di Al-shifa.

Attualmente migliaia di bambini non hanno più una casa in cui abitare, un letto in cui dormire, subiscono violenze, ustioni, mutilazioni; di certo non possono più restare nella Striscia dove le condizioni di vita che già erano pessime ora sono disumane.

La violenza, la povertà, la mancanza di acqua potabile, cibo e medicinali, la distruzione degli edifici scolastici, delle case e degli ospedali hanno reso la vita di vittime innocenti un incubo che purtroppo è reale.

Lo stesso direttore di “Save The Children”, Jason Lee, ha dichiarato che a Gaza oramai non esistono luoghi sicuri e non c’è possibilità di raggiungere la sicurezza altrove.

Nonostante ciò, di fronte a queste ingiustizie l’ONU, le autorità religiose, i capi di Stato e i bambini stessi non sono rimasti a tacere, ma hanno parlato, hanno fatto un appello al mondo nella speranza di far cessare il fuoco, hanno agito con l’intento di porre la pace e la tutela della vita di ogni essere umano al di sopra di ogni finalità politico-territoriale.

Ghazal, ad esempio, una bambina di 14 anni proveniente dalla parte meridionale della Striscia, ha affermato quanto segue: “Non sopporto più di vivere così, non voglio che nessuno mi chieda più della mia infanzia, io non ho avuto un’infanzia, vivo nel terrore.”

Il direttore regionale dell’UNICEF per il Medio Oriente e l’Africa del nord, Adele Khodr, ha invece dichiarato: “Più spaventoso è il fatto che se non si allentano le tensioni e se non si autorizzano gli aiuti umanitari, compresi cibo, acqua, forniture mediche e carburante, il numero di morti giornaliero continuerà a salire”.

Lo stesso papa Francesco è intervenuto dicendo: “Sì, pensiamo ai bambini, a tutti i bambini coinvolti in questa guerra, come anche in Ucraina e in altri conflitti: così si sta uccidendo il loro futuro. Preghiamo perché si abbia la forza di dire ‘basta’”.

Come si può notare, tra le tre dichiarazioni, benché diverse, c’è un comune denominatore che è il voler cessare il fuoco per garantire una vita normale a tutti i bambini, vittime innocenti, ai quali è stato negato un futuro per colpe che non appartengono loro.

Purtroppo negli ultimi giorni il ministro degli esteri israeliano Eli Cohen ha affermato che la guerra continuerà, che il fuoco non cesserà e che quindi questa situazione disastrosa e disumana non terminerà.

Quale sarà il futuro dei bambini? Forse non è tanto questa la domanda da porsi, quanto “Ci sarà un futuro per questi bambini?” A oggi no.

Più di un milione di minori sono stati sfollati, 50 mila donne incinte non dispongono di un’assistenza adeguata, i neonati altrettanto; come possono allora avere un futuro?

Questa guerra, come ogni conflitto, sta distruggendo vite e terre, creando odio, uccidendo innocenti.

Non è umano quello che sta accadendo, non è umano vedere bambini morire, non permettere a quelli che ancora sono in grembo di non venire al mondo; è disumano non mettere la vita di ognuno prima di ogni cosa.

Per colpa della brama di potere, dell’intolleranza, di una mentalità violenta, oggi a migliaia di bambini che avrebbero avuto tutta la vita davanti è stato negato un futuro.

Rebecca De Santis, 2C
a.s. 2023/2024

 

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